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storia_ts:biografie:oliva_gianni



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GIANNI OLIVA

Nato a Trieste il 5 luglio 1851 da una famiglia operaia, Oliva entra come apprendista nella tipografia del Lloyd a 14 anni. Ben presto comincia ad occuparsi dell’organizzazione sindacale aderendo, al pari dell’amico Ucekar, suo fraterno amico, alla Società operaia triestina, di ispirazione irredentista e garibaldina.

Dopo un breve soggiorno in Italia Oliva, torna a lavorare alla Tipografia del Lloyd e nei primi anni Novanta aderisce alla Lega sociale-democratica, poi sezione del Partito socialista austriaco. Un documento del 1899 redatto dal Comitato promotore del Circolo di studi sociali ci parla dello spirito con cui Oliva, che del Circolo sarebbe divenuto poco dopo il primo presidente, aveva aderito anni prima al movimento socialista: “Nell’intento di abbinare le forze vive del popolo con la parte più eletta dell’intelligenza e convergerle nello studio dell’ardente problema economico e del modo più atto a risolverlo, il sottoscritto comitato, coadiuvato da un gruppo di volonterosi, diede vita alla presente società, la quale, come risulta dagli statuti, ha lo scopo preciso di completare la coltura dei propri affigliati con lo studio delle scienze in generale e della scienza economica in particolare”.

Come scrive Enzo Collotti “non per ragioni dottrinali egli aderì al movimento socialista, né soltanto per generico umanitarismo, ma perché vide nel partito e nelle sue organizzazioni collaterali gli strumenti al servizio della causa proletaria e soprattutto in funzione dell’elevazione culturale dei lavoratori, considerata come condizione indispensabile per la loro emancipazione, secondo una impostazione tipica dell’epoca e dell’ambiente influenzato dalla socialdemocrazia austriaca”.

Nel 1902, quando si costituisce a Trieste la Sezione italiana per il Litorale del partito socialista – il “Partito operaio socialista in Austria. Sezione italiana-adriatica” - Oliva entra nell’esecutivo assieme a Ucekar. È ormai uno dei più prestigiosi leader e durante lo sciopero generale promosso a sostegno della lotta dei fuochisti viene nominato in rappresentanza degli operai tra i membri del collegio arbitrale deputato a definire la vertenza con il Lloyd.

Nel 1907, in occasione delle prime elezioni a suffragio elettorale, Oliva è scelto come candidato per il collegio di San Vito-Chiarbola superiore. Racconta Giuseppe Piemontese che in quella occasione fu fatto circolare in città un libello con la domanda provocatoria “ Ma chi è questo Oliva che si propone a candidato?”. “Ed Oliva in un grande comizio al politeama Rossetti rispose: “Mi si domanda chi sono. Io sono un uomo che da quarant’anni è aggiogato al carro del duro lavoro e che mai tradirà la causa dei lavoratori”.

Per lungo tempo è anche responsabile della stampa del partito e più volte redattore del Lavoratore, soprattutto durante gli anni di guerra, quando sostituisce Pittoni, richiamato alle armi.

A Pittoni rimarrà sempre vicino, condividendone la scelta internazionalista sia nelle polemiche contro l’irredentismo dei socialisti trentini, sia come rappresentante dei socialisti del Litorale al parlamento di Vienna. Fino all’ultimo, disperatamente, rimane fedele agli ideali pacifisti, anche quando i “compagni tedeschi”, a Vienna come a Berlino, votano i crediti di guerra. Scriveva al riguardo Wilhelm Ellenbogen, che per conto della “Centrale” seguiva da tempo le vicende dei socialisti del Litorale: “I compagni triestini si ricevettero freddamente. Essi appartenevano a quella parte della socialdemocrazia che era fanaticamente contraria alla guerra […]. Nessuna considerazione della difesa degli interessi vitali di Trieste poteva farli desistere dalla appassionata condanna del crimine compiuto dai governanti di Vienna. Solo grazie all’intima amicizia personale che mi legava ai deputati Pittoni e Oliva, mi riuscì di ristabilire le antiche cordiali relazioni”.

Durante gli anni del conflitto, dopo aver lavorato per alcuni mesi a Vienna, rimane a Trieste, lavorando come tipografo al Lavoratore, dividendo con Puecher la responsabilità del partito e cercando di alleviare le condizioni drammatiche dei lavoratori.

Il 25 ottobre del 1918, il giorno successivo alla grande offensiva italiana sul fronte del Piave, durante le votazioni al Parlamento di Vienna, Oliva subordina l’unione di Trieste all’Italia al vaglio di un plebiscito: con lui vota ancora una volta Valentino Pittoni.

Nell’agosto del 1919, divenuto membro del Comitato esecutivo del Partito socialista della Venezia Giulia, viene duramente picchiato durante un’irruzione di squadristi e di carabinieri nelle sedi riunite delle organizzazioni operaie e socialiste.

È ancora uno dei dirigenti più amati dalla base operaia e nell’ottobre del 1919 viene scelto come delegato della federazione triestina al Congresso del PSI a Bologna.

L’anno dopo, un’influenza degenerata in polmonite pone fine ai suoi giorni: “I funerali – ricorda Piemontese – furono imponentissimi. Tutta Trieste proletaria volle accompagnare l’amato compagno all’ultima dimora”.


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