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storia_ts:biografie:puecher_edmondo



La ridistribuzione senza fini di lucro dei contenuti di questa pagina, anche se in forma parziale, deve citare il sito di provenienza www.atrieste.eu, i nomi degli autori, professori Fabio Francescato e Bruno Pizzamei, ed il fatto che si tratta della rielaborazione per il web di un ipertesto sviluppato dagli autori nel 1999 per conto del comune di Trieste e da questo distribuito gratuitamente nelle scuole. Non è ammessa la ridistribuzione con fini di lucro senza esplicita autorizzazione degli autori e dell'acquirente dell'opera.

EDMONDO PUECHER

Edmondo Puecher nacque in Trentino nel 1873; giunto in giovane età a Trieste e compiuti gli studi in questa città, si laureò in giurisprudenza, dedicandosi all'avvocatura e impegnandosi politicamente tra i socialisti “democratici” che avevano come referenti in Italia leader quali Bissolati e Salvemini. Influente membro delle dirigenza della Cassa distrettuale per Ammalati, fu Consigliere comunale e partecipò alle attività culturali e politiche del Circolo di Studi sociali.

All’interno del partito socialista Puecher faceva parte di quella corrente che era favorevole ad una soluzione in senso italiano dei problemi della regione e in questo si differenziava dalla posizione di Pittoni. Così nel 1910, in occasione del voto dei consiglieri comunali socialisti a favore del contributo alla Lega Nazionale, egli sostenne, contro la maggioranza del partito vicina a Pittoni, la tesi favorevole affermando che era “una questione di cultura, non di politica”. In quegli anni la stampa locale di indirizzo liberalnazionale puntò spesso sul presunto dissidio tra Puecher “vero socialista e buon italiano” e Pittoni, il “venduto all’Austria”.

Nell’aprile del 1918 cominciò a manifestare apertamente il suo dissenso dalla linea del partito dichiarandosi “gruppo di minoranza”; abbandonò il principio di autodecisione e si pronunciò – come ricorda Giuseppe Piemontese – per l’adesione sic et simpliciter della regione Giulia all’Italia. Nel settembre del 1918 fece uscire il primo numero de La Lega delle Nazioni, in cui cercava una sintesi tra il tradizionale pacifismo socialista e gli ideali wilsoniani, e nel novembre 1918 fu vicepresidente del Comitato di Salute pubblica. Nel frattempo venne radicalizzando la sua linea al punto di abbracciare le rivendicazioni espansionistiche tipiche dei liberalnazionali e il principio caro ai nazionalisti per cui la guerra costituiva criterio di valutazione dei diritti nazionali: “Siano finalmente uniti alla Nazione […]. Non c’è dubbio quindi che tanto Fiume quanto Zara appartengono, in base al principio nazionale, all’Italia, e possono di conseguenza – e debbono – essere incorporate nello Stato italiano […] Già che ci si tira per i capelli […] domandiamoci un po’: che han fatto gli slavi, e che han fatto gli italiani per la vittoria dell’Intesa? […] è chiaro che là dove le condizioni reali possono lasciare il dubbio sull’applicazione del principio di nazionalità […] giustizia vuole […] che questi punti siano risolti a favore degli italiani”.

Contemporaneamente venne chiarendo la sua netta opposizione all’esperienza comunista in Russia: “Il bolscevismo con la sua dittatura di una esigua minoranza (e non parliamo delle sue violenze molteplici, comprese l’escandescenze sanguinarie di cui si va macchiando, per conservarsi al potere) è il contrapposto della democrazia, e quindi pure del socialismo, come è vero che il socialismo è anche democrazia, cioè sistema politico-economico-sociale fondato sul consenso della maggioranza dei consociati. Il bolscevismo è insomma una forma di violenza che una minoranza antidemocratica, per quanto radicale nel proposito di sovvertire la società borghese sostituendovi la società comunista, esercita contro la maggioranza, per tenere questa soggetta ed asservita ai voleri e egli arbitri di essa minoranza”.

I rapporti di Puecher con la maggioranza del partito socialista divennero molto tesi e si giunse a ripetuti tentativi di espulsione, soprattutto quando si schierò a favore dell’intervento degli eserciti dell’Intesa contro la Russia sovietica. La sua posizione si era di molto indebolita ed egli potè riprendere un certo spazio d’azione nel movimento socialista solo dopo la scissione del partito avvenuta nel 1922 con la costituzione del Partito socialista unitario.

Antifascista convinto, fece parte del Comitato delle opposizioni, portavoce degli aventiniani giuliani sostenuto da repubblicani, socialisti, e da qualche liberale, e collaborò con il settimanale La Provincia a fianco di Gabriele Foschiatti, fino a quando nel 1925 il giornale venne chiuso.

Nel maggio del 1942 si tengono in città i primi incontri di un composito gruppo antifascista triestino, pare proprio per iniziativa di Puecher. Con il tempo l’iniziativa prende sempre più piede e dopo la caduta di Mussolini questi uomini – tra cui spiccano figure quali Ercole Miani e Gabriele Foschiatti - confluiscono nel Fronte Democratico Nazionale: sono i “vecchi dell’antifascismo” che Giani Stuparich ricorda con affetto in una pagina di Trieste nei miei ricordi: “Nella vecchia casa di mia madre convenivano in quei giorni amici che non vedevo da tempo, ritornati dal confino o risbucati dal loro isolamento. Mi pareva di essere ritornato ai tempi delle congiure prima dell’altra guerra, quando in casa di mia madre ci si riuniva in conciliaboli e si preparavano fughe, passaporti, tricolori e camicie rosse. Ma tutto era più stanco e faticoso, meno appassionato e giovanilmente fervido, con un peso di tristezza nel fondo, che non veniva soltanto dall’età matura, ma dall’abbattimento degli animi da una parte e dalla situazione torbida ed equivoca dall’altra”.

Nel 1943 divenne il primo presidente del Comitato di Liberazione Nazionale della Venezia Giulia, nato dallo scioglimento del Fronte antifascista, e nel dicembre dello stesso anno fu arrestato e internato a Dachau. Assieme a lui sono deportati il democristiano Giovanni Tanasco, il liberale Fernando Gandusio, il comunista Zeffirino Pisoni, Gabriele Foschiatti del Partito d’Azione. Foschiatti e Pisoni morirono nei lager; Puecher ritornò segnato irreparabilmente nel fisico.

Dopo il secondo conflitto mondiale ricoprì la carica di Presidente delle Cooperative Operaie e di Presidente del Consiglio di Zona durante l’amministrazione del G.M.A. Morì a Trieste nel 1954.


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